giovedì 31 dicembre 2009

Yes we can: we are fucking rich indians!!!


Diceva Totò, "C'è qui può e chi non può: io non può"!! Da quanto sto notando a Mumbai, sono tantissimi quelli che possono permettersi uno stile di vita Berlusconiano...vabbè, le veline qui non ci sono, ma i trans (= hijras) non mancano :) Sono appena tornata dal mio solito giro settimanale di spesa, ho fatto un salto a Nature Basket's..ma proprio un salto, il tempo di guardare i prezzi e di uscire con la frutta..e neppure mele: troppo care!! minchia quanti Billionaires in 'sto negozio!! al momento di pagare, sono l'unica che non tira fuori la carta di credito....eh, bello venire in India a lavorare per un salario da rikshawaala!! A volte mi sento proprio stupida, troppo indiana inside per gli standards di Mumbai. Del tipo: vado al matrimonio del figlio del landlord e sono l'unica idiota vestita con colori sgargianti, vado da Patel e compro i biscotti Parle, al ristorante godo davanti alla ciotola di cipolle crude e hari chutney...per non parlare del garlic naan: forever!!! Ma tutto sommato solo così facendo sono me stessa! Amo contrattare ai banchetti per strada, chiacchierare in hindi con i taxi drivers, scuotere la testa alla maniera dei rikshawaala, aspettare un'ora per la cena al ristorante...ancora non ho imparato a ruttare: datemi un bonus di tre mesi!! Quello che proprio non digerisco sono i parvenue mumbaiti, che preferiscono buttare via gli avanzi di cibo anzichè darli ai mendicanti, che non indossano il kurta perchè sembrerebbero di bassa estrazione sociale, che non mangiano street food perchè hanno fatto andare a puttane il proprio sistema digestivo, che si incontrano la domenica pomeriggio da Coffee Day e il sabato sera solo da Zenzi Mills, che non viaggiano in autobus perchè very stressfull...Ma signori, mi facciano il piacere!!!!!!!!!! Per fortuna, Mumbai non è solo questo: a 100 metri da nature baskets in somnath lane, ci sono ancora i negozietti due metri per due che vendono uova e sigarette sfuse, i bambini che si divertono a giocare a Karam, le donne baffute che, accovacciate sulle ginocchia, impastano farina e acqua per i roti...e soprattutto ci sono ancora i sorrisi di chi si accontenta di quello che ha, e di fare quattro chiacchiere con un firangi senza chiedergli neppure una rupia.

domenica 27 dicembre 2009

Confusa e felice


Mi ero ripromessa di non provare più a scrivere un blog, di convivere con la frustrazione di non riuscire a comunicare a nessuno, neppure a me stessa, quello che sento in India. Eppure..c'è qualcosa che mi dice che le emozioni che mi porto dentro non meritano di restare annidate nel mio animo, vale la pena condividerle con gli altri, almeno con chi, come me, sta vivendo questa esperienza. Le parole non hanno odore, colore, forma, suono..o forse mi sbaglio? Mumbai mi regala ogni giorno qualcosa. Sono ormai quattro mesi che l'India mi ha adottato, non mi sento affatto una expats, credo di essere più indiana di tanti Mumbaikers..se mi chiedo a quale paese appartenga, non riesco a darmi una risposta...Il segreto è smettere di trovare una risposta, un senso logico a tutto..Non è poi così male lasciarsi trasportare dalla corrente, abbandonarsi al ritmo di clacson e bollywood hits che da mattina a sera accompagnano la routine quotidiana. So solo una cosa: da quando sono qui, ho l'impressione di aver trovato la mia CASA, di essere riuscita ad individuare quel quid che mi mancava per essere me stessa. La mattina apro gli occhi, sento di essere viva, lascio il mio letto, dal materasso non proprio soffice, e so che il nuovo giorno mi arricchirà interiormente..Non più tristezza sul mio volto, non più sopravvivenza allo stato puro. Anche quando sono sola, cosa che capita di rado, non avverto più quell'inquietudine che ero solita portarmi dentro...Non è pace dei sensi, ma riscoperta del sè, di un sè che ho sempre odiato, detestato, cercato di zittire...ora il mormorio dei miei pensieri non mi sembra più tanto male...é come abituarsi ad ascoltare musica classica indiana proveniendo da una forma mentis occidentale: le note non sono più 7 ma 12, il concetto di ritmo cambia., ma non per questo la melodia si perde...è un continuo arricchirsi, uno scoprire che ciò che i nostri canoni giudicano 'anomalo' può essere più intonato di una sinfonia in si maggiore...Ora vado a letto, ma vi assicuro che non è il sonno a farmi scrivere queste parole..sto imparando ad amare quello che sono, un puntino nero su un foglio di carta, una tessera di un mosaico formato da milioni di elementi differenti, ma che senza di me, senza quella piccola tessera, sarebbe incompleto.